Non chiamatelo il dottore
dei <<miracoli>>. Non lo vorrebbe mai. Però se chiedete qualcosa a
qualcuna delle decine, ormai, di pazienti che hanno avuto da soffrire e da
disperarsi – prima di incontrarlo e farsi curare da lui, nel studio perugino –
per colpa della sclerosi multipla che li stava distruggendo, gli occhi si
illumineranno. Perché la dove la medicina <<ufficiale>> sosteneva
che l’unica speranza era rallentare, tamponare la malattia, il dottor Massimo Melelli
Roia ha invece saputo fermarla. Anzi,
portare a miglioramenti impensabili. << Molti arrivano da noi con
le stampelle, addirittura sulla sedia a rotelle – ammette - . Ma poi, prima con
un digiuno, poi con l’agopuntura e in seguito con vitamine, acidi grassi polinsaturi
e alimentazione biologica i miglioramenti si vedevano. In pochissimo
tempo>>. Una ragazza di Verona è arrivata qui in carrozzella e dopo
dodici giorni s’è alzata. È tornata a farsi visitare, in seguito, guidando
l’auto da sola.
È con l’umiltà dello scienziato
ma anche con la sicurezza dei risultati, che Melelli parla.
Ha aperto lo studio nel ’92, ma – pur occupandosi
anche di altre patologie – dal ’95 si è buttato a capofitto, sulle sclerosi
multipla. << Ora abbiamo 140 pazienti sotto osservazione e cura – dice -
: migliorano progressivamente>>. Arrivano da tutta Italia, qui in via
Campo di Marte. Dalla Sardegna, (da San Gavino; per la precisione, non lontano
da Cagliari) tempo fa venne un ragazzo, con la sua disperazione. Bene, si curò,
migliorò. Sbalorditivo. Arrivarono altri suoi cotanei… << Allora abbiamo
pensato di aprire laggiù, a S. Gavino, uno studio – ammette Melelli Roia – per
non costringerli a dover passare il mare e arrivare sin qui>>. E laggiù
l’ambulatorio si è riempito presto: ora segue 60 casi. << Un signore che
è venuto con delle stampelle ed è tornato a casa senza – ricorda -. Un
ingegnere che era arrivato da noi con una forma progressiva, per la quale non
venivano previsti miglioramenti: la malattia è stata bloccata e fatta regredire>>.
Il bello è che il dottor Melelli Roia riesce ad abbattere l’uso dei cortisonici
(l’80% non ne ha fatto più uso e il 75% dei rimanenti pazienti lo ha
ridotto>>.
E ora si spera in una
collaborazione con Università e neurologi per verificare ulteriormente i
risultati anche con la risonanza magnetica. << Lo abbiamo proposto: è la
Regione che deve decidere>>.
Complimenti, dottore.
Come si chiama la terapia? <<Mah, veramente l’abbiamo inventata ma non le
abbiamo dato ancora un nome…>> basta che funzioni.
La Nazione